LA MUSICA COME DOPING
- dr.ssa VALERIA CANNAZZA
- 10 gen 2017
- Tempo di lettura: 2 min
È tutto pronto, basta solo che tu prema "Play" e inizia lo spettacolo. Senti che tutto intorno a te assume un significato diverso, avverti ogni piccolo segnale che il tuo corpo ti sta inviando, ti senti vivo, il sangue ti scorre dentro, ti senti invincibile e pieno di energia. Non sono gli effetti di qualche allucinogeno, ma semplicemente i doni che ci offre la musica durante la nostra attività fisica preferita.
Prendiamo, ad esempio, il rock: a quanti è capitato di scandire il ritmo della corsa con questo sottofondo, sentirsi incoraggiati con un'esplosione di energia? Oppure di rilassarsi durante il defaticamento e lo stretching con le note giuste?
La verità è che la musica è onnipresente, esiste da sempre, probabilmente prima ancora della nascita dell'uomo. Ma, se questo susseguirsi di note crea tanti effetti positivi, allora perché è stato bandito nello sport? Anzi, più precisamente, durante le competizioni podistiche.
Infatti nel mondo sportivo agonistico, la musica è considerata doping, perché, come enuncia il New York Times, crea dipendenza, distogliendo l'atleta dal vero obiettivo di gara. Addirittura dal 2007 durante la Maratona nella Grande Mela, ai partecipanti è proibito l'utilizzo di riproduttori musicali, come anche durante la Maratona di Milano, pena l'esclusione.
La tesi sostenuta dalla federazione americana di atletica (Usa Track and Field) risiede nel fatto che gli atleti sono sensorialmente isolati e rischiano di tagliare la strada ai "colleghi", oltre che rappresentare un pericolo nel contesto stradale…
Indagando, si scoprì che il vero motivo per cui si denunciava l'utilizzo di musica durante la gara riguardava gli effetti straordinari del ritmo: aumento della qualità della prestazione, miglior rendimento e quindi un rapporto di vantaggio-svantaggio competitivo tra i corridori che usufruivano della musica e non.
È anche vero che non tutti amano accompagnare i propri allenamenti con la musica, specie gli atleti di un certo livello, i quali considerano come unica melodia il ritmo del proprio respiro, dietro il quale si celano affanni, fatica e sacrifici, ovvero il modo ideale per concentrarsi sull'esecuzione del singolo movimento.
È comunque presente una serie di studi che convalidano la teoria secondo la quale esiste una relazione profonda tra suono e performance; l'atleta percepisce meno lo sforzo ed è in grado di sostenerlo maggiormente, in particolare con una resistenza del 15% in più.
Per far fronte allo sforzo fisico, infatti, molti corridori selezionano una playlist contenente brani in cui le battute al minuto corrispondono ai passi della corsa, così da sincronizzare gesto motorio e ritmo musicale.
Ciò che è stato scoperto è veramente eccezionale: con la selezione musicale "accordata" alla sequenza ritmica del passo, si ottengono dei risultati sbalorditivi: il movimento è sempre a tempo, segue una routine regolare, la quantità di ossigeno da apportare durante lo sforzo non subisce un'eccessiva richiesta, anzi, riducendosi,sarà ben dispensata, la sensazione di benessere e la convinzione di resistere si fanno sempre più concrete, così da prolungare la prestazione.
S'è, inoltre, provato empiricamente che la relazione tra musica e movimento migliora significativamente il senso della razionalità, il metabolismo cerebrale e le funzioni cognitive di chi ascolta. La musica, insomma, è un potente stimolatore psico-fisico, in grado di arricchire i circuiti cerebrali, migliorare la pressione sanguigna, ridurre lo stress. E allora, perché privarsene? E tu… da che parte stai?